Implantologia a carico immediato: una tecnica innovativa.
Nuove tecniche riabilitative: implantologia a carico immediato
In passato le linee guida consigliavano lunghi tempi di guarigione degli impianti dentali. Dai 4 ai 6 mesi, prima di essere sottoposti ad un carico funzionale. Tuttavia, la necessità di soddisfare le esigenze pratiche e psicologiche del paziente e le nuove tecniche di realizzazione hanno portato a ridurre sempre più questi tempi fino ad annullarli tramite quella che viene definito carico immediato.
L’implantologia a carico immediato è una innovativa soluzione per pazienti privi di denti in una o entrambe le arcate e consiste in una protesi fissa ancorata a 4 o 6 impianti di titanio o titanio-zirconio inseriti nell’osso mandibolare o mascellare. Si parla di All on Four nel caso di 4 impianti e All on Six se gli impianti sono 6.
Nomen omen
Come suggerisce il nome, tale procedura permette un utilizzo immediato della protesi e senza affaticare l’arcata dentale in quanto il carico è progressivo. Sugli impianti viene inserita entro 24 ore una protesi provvisoria, sostituita dalla protesi fissa quando gli impianti saranno completamente osteointegrati.
Vantaggi per il paziente
I vantaggi per il paziente sono numerosi: come appena detto è funzionale da subito. Sono necessari meno impianti rispetto alle soluzioni tradizionali, dunque meno interventi chirurgici e meno dolore. Trattandosi comunque di una protesi fissa, non c’è la paura che possa muoversi e/o cadere come capita per le protesi mobili. Inoltre, le percentuali di successo di tali impianti sono elevate e si aggirano tra il 95 e il 98% dei casi ed anche la letteratura permette di considerarli affidabili e predicibili a breve e lungo termine.
Non è per tutti
Tuttavia, non tutti i pazienti presentano le condizioni adatte a tale implantologia. Per esempio nel caso di osteoporosi non sono soluzioni adatte. Vi sono infatti alcuni importanti fattori da considerare quando si desidera procedere con questa soluzione. La qualità dell’osso, la quantità di osso e la stabilità primaria. È necessario che la qualità dell’osso sia adeguata a poter procedere a questo intervento. La situazione più favorevole è un osso trabecolare compatto che si adatta maggiormente alla superficie di contatto osso-impianto; se la qualità non è sufficiente è necessario cambiare tipologia di protesi ed è questo il caso dell’osteoporosi. Per quanto riguarda invece la quantità dell’osso a disposizione, anche essa deve essere adeguata ma nei casi in cui risulti limitata si può procedere con una chirurgia di rigenerazione ossea prima dell’impianto.
Come fare la valutazione
La stabilità primaria, invece, si valuta dopo aver avvitato l’impianto all’osso: essa rappresenta un “indice di immobilità dell’impianto all’interno dell’osso al momento dell’inserzione dell’impianto” e deve essere maggiore di 35 Newton. La stabilità secondaria, invece, si andrà a sviluppare nei primi mesi successivi all’intervento ed è dovuta alla osteointegrazione degli impianti: oltre alle caratteristiche dell’osso sopra elencate, si può favorire prediligendo impianti filettati e superfici microruvide che meglio si prestano a legarsi con l’osso circostante.
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